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loro parente, morta da poche settimane. La chiesa la sapevo, era la Crocetta.

Uscii passo passo, sui viali che mettevano le prime foglie in quei giorni, e pensavo ai boschetti di val Salice. Arrivai alla Crocetta che la funzione era finita; c’erano ancora il cartello bianco e nero e i paramenti mortuari sulla facciata della chiesa. Lessi il nome della morta: era stata una terziaria, una mezza monaca. Un gruppo di ragazze e signore cianciavano salendo su una grossa automobile nera. Qualcuno m’aveva detto che l’inferriata che chiudeva quelle colonne in cima ai gradini era stata fatta, coi soldi di un lascito, perché i mendicanti non entrassero sotto il colonnato. Una donna, seduta a un cesto sui gradini, vendeva violette.

Non so perché, pensai di entrare. Dentro la chiesa era freddo, e in fondo un sacrestano spegneva le ultime candele. Mi fermai in piedi, vicino a un pilastro. Tutte le chiese sono uguali. Fiutai odore d’incenso e di fiori guasti. Pensai che anche i preti s’intendevano di arredamento, ma a loro non costava fatica: era sempre lo stesso, la gente ci veniva comunque.

Due donne uscirono dall’ombra. Rosetta e sua madre. Ci salutammo con un cenno; sulla porta toccarono l’acquasantiera e si segnarono. La madre era in pelliccia, col velo nero.

Fuori ci salutammo e Rosetta mi disse di accompagnarle fino a casa, due passi. Parlottammo cosí, del piú e del meno; la madre mi fece i complimenti per il negozio; teneva in mano il libriccino nero. Nonostante la pelliccia aveva un’aria casalinga, e anche parlando si stupiva di tutto, sospirava. Si fermarono davanti al cancello di una villetta coperta d’edera.

— Venga a trovarci, — disse la madre, — la casa è piccola, ma lei scuserà.

Rosetta taceva; poi disse che accompagnava me fino al tram.

La madre disse: — Non tardare. L’affido a lei.

Ci allontanammo sul piccolo viale. M’informai di Momina e Mariella. Chiesi se c’era molta gente.

— Non trova, — disse Rosetta, — che fare nello stesso modo funerali battesimi e nozze è una cosa ingiusta? Capisco sposarsi o anche nascere, c’è chi ci si diverte e vuol parlarne, ma chi muore dovrebbe esser lasciato solo. Perché tormentarlo ancora?

— Qualche morto ci tiene, — le dissi.

— Una volta, almeno i suicidi li seppellivano di nascosto.


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