Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 2, Einaudi, 1961.djvu/303



— Tu ne hai fatti? — dissi ridendo. — La gente si sposa per questo.

Ma lei non rise. — Chi fa figli, — disse fissando il bicchiere, accetta la vita. Tu l’accetti la vita?

— Se uno vive l’accetta, — dissi, — no? I figli non cambiano la questione.

— Però non ne hai fatti... — disse alzando la faccia dal bicchiere e scrutandomi.

— I figli sono grossi pasticci, — disse Morelli, — ma le donne ci tengono tutte.

— Noi no, — disse Momina, di scatto.

— Ho sempre visto che chi non ha voluto figli, gli toccano quelli degli altri...

— Non è questo, — lo interruppe Momina. — La questione è che una donna se fa un figlio non è piú lei. Deve accettare tante cose, deve dire di sí. E vale la pena di dir di sí?

— Clelia non vuole dir di sí, — disse Morelli.

Allora dissi che discutere di queste cose non aveva senso, perché a tutti piacerebbe un bambino ma non sempre si può fare come si vuole. Chi vuol fare un bambino lo faccia, ma bisogna stare attenti a provvedergli prima una casa, dei mezzi, ché non debba poi maledire sua madre.

Momina, che aveva acceso una sigaretta, mi squadrò con gli occhi socchiusi nel fumo. Tornò a chiedermi se accettavo la vita. Disse che per far un figlio bisognava portarselo dentro, diventare come cagne, sanguinare e morire — dir di sí a tante cose. Questo voleva sapere. Se accettavo la vita.

— Adesso smettetela, — disse Morelli, — nessuna di voi è incinta.

Bevemmo ancora un po’ di cognac. Morelli volle farci sentire dei dischi, disse che tanto la sua domestica dormiva della grossa. Dal piano di sopra veniva un rimbombo di piedi e un gran fracasso. — Fanno anche loro carnevale, — disse con un’aria cosí seria che mi scappò da ridere. Ma dentro mi aveva colpito quella storia del dir di sí; Momina fumava raggomitolata senza scarpe sulla poltrona, discorrevamo di sciocchezze, lei mi studiava con quell’aria scontenta, come una gatta, ascoltando; io parlavo ma dentro stavo male, molto male. Non avevo mai pensato in quel modo alle cose che Momina aveva detto, eran tutte parole, lo sapevo, «siamo qui per divertirci», ma intanto era vero che non aver figli vuol dire aver


299