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dall’odore del latte versato sul gas. — Che roba. Nemmeno il gatto lo sopporta. Stasera mi tocca lavare il fornello — . Mi bastò questo per vedere una cucina con un letto disfatto, i vetri sporchi sul balcone, le scale buie, come scavate nei muri. Lasciando il parrucchiere non pensavo che al vecchio cortile, e rientrai in albergo, deposi la pelliccia, mi misi il soprabito. Bisognava che tornassi in quella via della Basilica, e magari qualcuno poteva riconoscermi; non volevo avere l’aria superba.

C’ero andata; avevo prima girato i paraggi. Conoscevo le case, conoscevo i negozi. Fingevo di fermarmi a guardare le vetrine, ma in realtà esitavo, mi pareva impossibile d’essere stata bambina su quegli angoli e insieme provavo come paura di non essere piú io. Il quartiere era molto piú sporco di come lo ricordavo. Sotto il portico della piazzetta vidi la bottega della vecchia erborista; c’era adesso un ometto magro, ma i sacchetti di seme e i mazzi d’erbe eran gli stessi. Di lí, nei pomeriggi d’estate veniva un profumo intenso, di campagna e di droghe. Piú in là, le bombe avevano diroccato un vicolo. Chi sa Carlotta, le ragazze, il Lungo? Chi sa i figli di Pia? Se le bombe avessero fatto un solo spiazzo di quel rione, sarebbe stato meno difficile passeggiarci coi ricordi. Mi infilai nella viuzza proibita, passai gli usci a mattonelle. Quante volte eravamo fuggite di corsa davanti a quegli usci. Quel pomeriggio che avevo fissato in faccia un soldato che usciva di là con l’aria scura: com’era stato? E quand’era venuta l’età che avrei osato anche parlarne, e che piú che paura quel luogo mi fece rabbia e ribrezzo, ormai andavo all’atelier da un’altra parte e avevo amici e sapevo perché lavoravo.

Ero arrivata in via della Basilica e non ebbi il coraggio. Passai davanti a quel cortile, levai gli occhi, intravidi la volta bassa e i balconi. Ero già in via Milano. Impossibile tornare. Il materassaio sulla porta mi guardava.

Qualcosa dissi, di tutto questo, a Morelli, nell’orgasmo della veglia quand’era quasi mattino e si beveva e discorreva stracchi, per tener duro ancora un poco. Dicevo: — Morelli, questa gente che balla e che s’ubriaca, è nata bene. Hanno avuto servitori, balie, domestici. Hanno avuto villeggiature, favori. Bella forza. Chi di loro avrebbe saputo dal niente, da un cortile che è un buco, arrivare fino a questo veglione?


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