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irrequieto e felice. Dopo un po’ che nulla avveniva, Poli propose di muoverci, di arrivare al chiosco.

Quella sera, a tavola, si parlò e si scherzò sul germano reale. — Ci vorrebbe un cane, — diceva Oreste. — Prima ci vuole un cacciatore, — disse Pieretto. Parlavano a bocca piena, con foga.

— L’appetito non l’hai perduto, — dissi a Oreste.

— Perché non dovrebbe aver fame? — disse Poli. — È un cacciatore.

— Deve crescere, — disse Pieretto.

— Che cosa avete contro Oreste? — scattò Gabriella. — Lasciatelo stare. È il mio uomo.

Oreste ci guardava, tra confuso e gaio.

— Sta’ attento, — gli disse Poli, — Gabriella è una donna.

— Ti sei accorto che Gabriella è una donna? — continuò con leggerezza, beffardo.

— Non è difficile, — rise lei, — sono la sola.

— L’unica, — disse Poli, e strizzò l’occhio e sorrise.

Pieretto aveva l’aria di capir tutto e divertirsi. Vidi Oreste chinare il capo e mangiare. Mi parve che volesse nascondersi. E Gabriella lo guardò un momento, senza smettere quel sorriso pungente.

Per quanti giorni Gabriella gli sorrise cosí? Sorrideva anche a me; perfino a Poli. Parevano tornati i primi tempi del Greppo. Lei e Oreste sparivano, s’eclissavano insieme sul terrazzo, nel bosco. Pareva giocassero; di nascondersi non c’era bisogno. Io credo che avrebbero potuto incontrarsi e parlare sotto i nostri occhi, sotto gli occhi di Poli: Gabriella era tipo di farlo. Qualche volta avrei detto che rideva di noi, che Oreste serviva a sfogarla di tutti quanti. Quando la sera ci ritrovavamo intorno al tavolo, la faccia d’Oreste era sorpresa, sovente imbambolata. Né a me né a Pieretto riuscí piú di scuoterlo, neanche mettendolo sul discorso di Poli. Del resto, cos’importava? Per Gabriella era soltanto un passatempo. Glielo dissi una sera che lo vidi accigliato, e Oreste crollò il capo, come a dire «Tu non sai».

Di tanto in tanto litigavano, a silenzi, a occhiate. Le mattine, quando Poli tardava a scendere e Gabriella dappertutto si trovava Oreste nei piedi, lei gli diceva di tenerci compagnia, di andare per fiori, di accompagnare la Pinotta ai Due Ponti. — Bamboccio, — gli diceva, — vai via — . Glielo diceva infastidita, con un rapido sorriso,


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