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si rimise a spiegare certe astuzie di tiro. Come Dio volle, ce ne andammo.

Stavolta tutti scendemmo in gruppo. Toccai il gomito a Pieretto e con gli occhi lo interrogai. Pieretto si chiuse nelle spalle e guardò il cielo. — Ma non erano in rotta? — bisbigliai. — È andata lei nella sua stanza, — mi rispose.

Allora mi misi alle costole di Oreste e gli chiesi dov’era questa lepre che dovevamo ammazzare. Andò che Poli gli disse qualcosa e lui si volse, e Gabriella mi guardò di sfuggita con una smorfia di sorriso. Siccome avevamo già lasciato la strada, bastò un cespuglio per trovarci soli. Col cuore che mi batteva (le davo del tu) balbettai: — Posso parlarti?

— Pardon? — disse lei, sempre ridendo.

— Questo non va, Gabriella, — le dissi. — Volevo parlarti di Oreste.

C’eravamo fermati. Le vidi gli occhi da vicino. Era seria eppure rideva.

— Oreste ci fa disperare, — mugolò. — Oreste è cattivo.

Alla mia occhiata alzò le spalle, scostandosi. Parlò con durezza. — Devi dirglielo anche tu, se ti ascolta. Credo che siate buoni amici. Non deve piú farli, i capricci. Dei tipi come voi non ho paura...

Camminavamo fra i tronchi e i cespugli. Ci seguiva a pochi passi il trepestio degli altri. Scostando le frasche, Gabriella mi afferrò il polso e susurrò: — Tu non sai quanto mi è caro... Nessuno lo sa. Cosí serio, cosí buffo, cosí giovane... Guai a te se gli parli di questo... Ma deve obbedirmi e non fare i capricci...

Sbucammo nel sole e sbucarono gli altri. Guizzò qualcosa sul mio capo e rintronò una fucilata. Sentii Pieretto vociare. Gridò anche lei. Gridammo tutti. Oreste aveva tirato a un’anatra — un germano reale, ci disse — e l’aveva mancato.

— Che criterio. Tirarci nella nuca, — disse Gabriella. — Potevi stenderci.

Ma Oreste era felice: — Sono soltanto pallini, — disse. — Per uccidere un uomo ci vuole un colpo a bruciapelo.

— Da’ a me il fucile, — disse lei. — Voglio sparare.

Poli era rimasto sull’orlo della radura, quasi a non prendere parte a quel gioco. Aspettammo che passasse un altro uccello; Gabriella teneva l’arma a braccetto; Oreste guardava da lei al cielo,


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