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Sul ripiano dei pini trovammo novità. Sedie a sdraio e bottiglie e cuscini abbandonati sul prato. Il giardiniere si occupò del cavallo, lo condusse nella rimessa; la Pinotta, ragazza rossa e imbronciata, che ci aveva già serviti in tavola una volta, restò sulla porticina della serra e ci osservò senza uscire nel sole.

— Dormono, — rispose puntando il mento in su. Dalla serra veniva un colar d’acqua sullo zinco.

— Quante bottiglie, — disse Pieretto conciliante. — Hanno bevuto come porci. C’è stata festa ieri sera?

— Sono venuti da Milano in tanti, — borbottò la ragazza, respingendosi i capelli col braccio. — Hanno ballato fino a giorno e hanno fatto la battaglia dei cuscini. Che disastro. E loro si fermano?

— I milanesi dove sono? — disse Oreste.

— Sono venuti e ripartiti in automobile. Che gente. Una donna è caduta dalla finestra.

Il mattino era fresco sul bosco dei pini. Fumammo una sigaretta, in attesa. Nessuno in casa si muoveva. Andai ad appoggiarmi a un tronco e mi scrutavo la pianura. Bevemmo il fondo di una bottiglia di liquore ch’era rimasto, e chiedemmo alla Pinotta di aprirci la veranda.

Fu qui che Poli e Gabriella ci trovarono. Si annunciarono con chiasso, la Pinotta corse su per le scale, sentimmo voci, campanelli e sbattere porte. Finalmente scese Poli, in pigiama, balbettante e arruffato. Si lamentò che l’avevamo fatto attendere tre giorni, ci teneva per mano; e discutemmo cosí in piedi se la colpa degli eccessi sia del prossimo o di chi si lascia sedurre. — Buoni amici, diceva Poli, — mi hanno riportato un po’ di vita milanese. Purché non ritornino. Dobbiamo starcene tra noi.

Entrò Gabriella, fresca e vestita. — Su su, volete fare un bagno? — ci disse. — Lasciali vivere. Parlerete poi — . M’ero già scordato il biondo miele di quel capo, e i piedi nudi dentro i sandali, e quell’aria perenne di uscire allora su una spiaggia.

Conducendoci di sopra, nelle stanze, ci disse: — Speriamo che nessuno ci abbia dormito, di quei matti.

Fu allora che Oreste dichiarò risoluto che lui avrebbe dormito a casa sua: lasciava noi al Greppo e sarebbe venuto in bicicletta, se mai.

— Perché? — Gabriella fece una smorfia. — Mammà non vuole


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