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ghi. Di tanto in tanto uno dei due si alzava, spariva in una specie di grotta e risaliva con un vetro piú nero. Andò che scendemmo in cantina anche noi, e qui Davide ci empiva alla botte il bicchiere appannato, forando il mastice e tappandolo col dito. Ma questo fu nel pomeriggio. Nel frattempo avevamo girato la casa e le vigne, mangiato un pranzo di polenta, salame e poponi, intravisto donne e bambini nel buio. La stanza era bassa, rustica come una stalla; si usciva fuori e si vedevano gli storni a nuvolaglia levarsi sui campi punteggiati di querce.

Di fianco alla stalla c’era un pozzo, e Davide tirò su un secchio d’acqua, ci buttò dentro dei grappoli d’uva bianca, e ci disse di mangiare. Pieretto, seduto su un ceppo di legno, rideva come un bambino; parlava sempre a bocca piena. Cinto, il meno anziano dei due, si aggirava intorno al pozzo, ascoltava i discorsi, guardava compiaciuto il cavallo.

Parlammo di tutto, quel giorno; vale a dire, di raccolti, di caccia, del temporale, dell’annata.

— Sarete chiusi, qui d’inverno, — avevo detto. — State in basso.

— Se fa bisogno, andiamo in su, — disse Davide.

Oreste disse: — Non sai che l’inverno è la loro stagione. Sai quant’è bello andare a caccia sulla neve?

— Per bello è bello tutto l’anno, — aggiunse Davide. — Quando s’imbrocca la giornata.

Sembrò che le cagne capissero. S’eran levate e ci guardavano inquiete.

— Ma qui nessuno vi controlla, — disse Pieretto, — chi sa quante lepri fate fuori in agosto.

— Ditelo a Cinto, — sbottò a ridere Davide, — ditelo a Cinto che tira al fagiano.

Fu allora che Oreste levò il capo come fiutasse. — Ci sono sempre i fagiani alle Coste? — Cercò Cinto con gli occhi e cercò Davide. — Lo sapete che a Poli del Greppo hanno tirato come a un fagiano?

I due ascoltarono pacati. Mentre Oreste raccontava con foga, Davide gli versò da bere. M’accorsi, ascoltando, che la storia, ormai vecchia, aveva un’aria inverosimile, stonata. Che cosa c’era di comune con quel vino, quella terra, quei due?

Quando Oreste ebbe finito, guardò i fratelli e guardò noi. — Non hai detto che prende la coca, — commentò Pieretto.

— Ah sí, — disse Oreste, — non ha mica piú il cervello a posto.


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