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Pieretto rideva nel buio e mi diceva che dappertutto nel mondo è benzina.

«Macché, — borbottavo, — i contadini non sanno che cosa è benzina. Falce e zappa sono l’essenziale per loro. Per lavare una botte o tagliare un albero studiano ancora la luna. Li ho visti. Quando minaccia la grandine, distendono sull’aia due catene...»

«E pagano la polizza, — diceva Pieretto. — E trebbiano a macchina. E dànno il solfato alle viti».

«Si servono, di queste cose, — gridai sottovoce. — I contadini se ne servono, ma vivono diverso. In città ci stanno male».

Pieretto rideva, maligno. «Regala un’auto a un contadino, ghignò. — Vedrai come corre. Non ci carica di sicuro né Rosalba né noi. Fa degli affari, un contadino».

Pensavo a Oreste che studiava da medico. «Ecco un contadino che vive in città, — dissi a Pieretto. — Ha piú scienza di noi, ma tiene duro. Per lui la notte ha un altro senso, lo dici anche tu...»

Il campanello del telefono interruppe il dormiveglia. I miei mi chiamarono. Pensai ch’era Rosalba, che la storia non fosse finita. Invece era la sorella di Pieretto, voleva sapere se l’avevo piú visto — da due giorni era fuori. — Ero con lui mezz’ora fa, — le dissi, — sta rientrando — . Per non far danni, non parlai della notte. Lei disse: — Canaglie che siete. Dove avete dormito?

— Non abbiamo dormito.

— Chi dorme non pecca, — disse lei ridendo.

— E chi si sente di dormire?

A tavola raccontai che avevamo bucato. Mio padre disse che una gomma può provocare una disgrazia, specialmente se chi guida ha bevuto. Poi disse che non bisogna sfruttare gli amici: con chi è molto a mezzi non si può mai sdebitarsi.

Nel pomeriggio decisi di studiare. Ma prima feci un bagno, per rimettermi. Pensai che anche Rosalba e Poli lo facevano e se Rosalba non era troppo vecchia per spogliarsi. Verso sera suonò il telefono. Era Pieretto. — Vieni da Oreste, — disse subito.

— Se studio.

— Vieni che merita, — mi disse. — Quei due si sono sparati.

Sudammo a discutere in trattoria con Oreste, che veniva dall’ospedale e telefonò due volte agli infermieri suoi amici per avere notizie. Poli era moribondo: s’era presa una pallottola in un fianco, sfiorato il polmone; e Rosalba ai camerieri che correvano, gridava:


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