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Per un istante immaginò che Elena si volesse vendicare e gettargli nel sangue un incendio. Anche i bizzarri fiori rossi lo dicevano. Ma in quel caso valeva la pena di avere riguardi? Stefano, imbaldanzito dalla recente astinenza, se la rise e mangiò con piú foga.

Elena la vide l’indomani traversare tranquilla il cortile, e l’attese alla porta. Si guardarono imbarazzati. Stefano, che aveva dormito in pace, si scostò, la fece entrare, e dalla soglia le mandò un bacio con le labbra. L’occhiata di lei fu quasi furtiva, ma al primo passo di Stefano scosse il capo inquieta. — D’or innanzi non ti toccherò piú, sei contenta? — disse Stefano, e se ne andò avendo visto Elena immobile in mezzo alla stanza, sorpresa.

Stefano cominciò a capire quanta forza gli veniva da quella povera Annetta casualmente rispettata. Non da lei; ma dal suo proprio corpo, che trovava un equilibrio in se stesso e ridava un’energica pace anche all’animo. Si disse quant’era sciocco ch’egli avesse cercato con orgoglio d’isolare i suoi pensieri, e lasciato il suo corpo sfibrarsi nel grembo di Elena. Per essere solo davvero, bastava un nonnulla: astenersi.

Gaetano e il meccanico all’osteria riparlarono d’Annetta. Stefano li ascoltava sornione, ben sapendo che un giorno avrebbe dovuto piegarsi. Ma allora avrebbe cercato Elena. Ascoltava compunto per mettere alla prova il suo distacco.

Disse il meccanico: — Chi sa l’amico come se la sognerebbe l’Annetta!

— Voi siete fortunato, ingegnere, — disse Gaetano, — nemmeno le donne vi si lascia mancare.

Stefano disse: — Però non è giusto che Giannino, carcerato perché faceva all’amore, non possa almeno distrarsi con quella che l’ha messo nei guai.

— Vorreste trasformare la giustizia, — disse il meccanico. — Allora che prigione sarebbe?

— Voi credete che la prigione consista nell’astinenza?

— Come no?

Gaetano ascoltava soprapensiero.

— Vi sbagliate, — disse Stefano, — la prigione consiste nel diventare un foglio di carta.

Gaetano e il meccanico non risposero. Gaetano anzi fece un segno alla vecchia padrona, che gli portasse il mazzo di carte. Poi, siccome entrò Barbariccia a seccarli, il discorso si spense.


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