Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 1, Einaudi, 1961.djvu/296


rebbe un altro, — disse Doro, e cadde in ginocchio sulla sabbia.

Berti tornò a cercarmi in trattoria a mezzogiorno. Si fermò tra i tavoli con la giacchetta buttata a spalle sulla turchina canottiera. Gli feci segno di accostarsi. Allora venne, pigliando al volo una sedia a un tavolo, ma l’attenzione con cui lo guardavo gli mise soggezione, perché si fermò, e gli scivolò la giacca e la raccolse lasciando la sedia. Gli dissi di sedersi.

Stavolta mi offrí una sigaretta, e cominciò subito a parlare. Io accesi la pipa senza rispondere. Lo lasciai dire quello che volle. Mi raccontò che per motivi di famiglia aveva dovuto smettere di studiare, però non s’era ancora impiegato — e adesso che aveva smesso, vedendomi aveva capito che studiare non da scolaro ma per conto proprio, per gusto, era una cosa intelligente. Disse che m’invidiava e che da un pezzo s’era accorto che io non ero soltanto un professore ma un uomo simpatico. Aveva molte cose da discutere con me.

— Per esempio, — dissi.

Per esempio, rispose, perché la scuola non si fa discorrendo con l’insegnante e magari andando a spasso con lui? Era proprio necessario perdere il tempo stando dietro a quattro stupidi che tengono ferma tutta una classe?

— Infatti, avevi tanta voglia di studiare che non ti bastava la scuola e prendevi lezioni.

Berti sorrise, e disse ch’era un’altra cosa.

— E mi dispiace, — continuai, — di sapere adesso che i tuoi non sono milionari. Perché li facevi spendere in lezioni private?

Di nuovo sorrise, in un modo che aveva qualcosa di femminile e insieme sdegnoso. Sono le donne che rispondono cosí. Gliel’ha insegnato qualche donna, pensai.

Berti m’accompagnò per un tratto di strada — quel giorno facevo una gita con gli amici di Clelia — e mi disse ancora che capiva bene ch’io ero venuto al mare per riposarmi e non pretendeva di costringermi a tenergli delle lezioni, ma almeno, sperava, avrei tollerato la sua compagnia e avrei qualche volta chiacchierato con lui sulla spiaggia. Stavolta glielo feci io il sorriso donnesco e, lasciandolo in mezzo alla strada, gli dissi: — Volentieri, se sarai proprio solo.

La gita di quel giorno — c’eravamo tutti, sull’automobile di Guido — ebbe un esito disgraziato, perché una delle donne, una


292