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Tutte le favole boscherecce hanno questo pensiero, e appello alla Natura. Rousseauismo che si prepara.

Non solo. Tutte hanno l’eremita del bosco, che generalmente erborizza (Rousseau!) e studia le virtú piú o meno magiche dei semplici. Strano che Rousseau non sapesse di magia. Ma ripararono i filosofi della natura tedeschi.

Già da tempo hai notato che tutte le favole boscherecce sono impostate sulla castità di Diana, che si deve o vuole conservare capricciosamente e poi cede a un caso d’amore. Quando non cede, fa appunto gli eremiti.

13 luglio.

C’è in Guerra e Pace ogni cosa insopportabile che l’800 ha prodotto. Ne manca una delle buone, il demonismo.

La natura ritorna selvaggia quando vi accade il proibito: sangue o sesso. Parrebbe un’illusione suggerita dall’idea che ti fai delle culture primitive — riti sessuali o sanguinari.

Donde si vede che selvaggio non è il naturale ma il violentemente superstizioso. Il naturale è impassibile. Che uno cada da un fico in una vigna e giaccia a terra nel suo sangue non ti pare selvaggio come se costui fosse stato accoltellato, o sacrificato.

Superstizioso è chiunque cede alla passione bruta.

14 luglio.

Infatti l’innamorato e l’odiatore si fanno dei simboli, come il superstizioso. È della passione conferire unicità alle cose o persone. Chi non conosce simboli è un ignavo di Dante.

Ecco perché l’arte si rispecchia nei riti dei primitivi o nelle passioni forti: cerca dei simboli. E vertendo sul primitivo gode del selvaggio. Cioè dell’irrazionale (sangue e sesso).