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mono sempre una situazione, ne contengono il profumo. Sono del resto monotoni come tutti i simboli: il significato è sempre lo stesso.

17 novembre.

La tua idea dell’ambivalenza (avarizia-prodigalità, pigrizia-attività, amore-odio, ecc.) rischia di diventare una legge di tutta la vita: la stessa energia che fa un effetto si corregge nell’effetto opposto.

18 novembre.

(Sullo stile di Shakespeare, cfr. 9 ottobre ’43, II). Il fool, pieno di wit dialettale, deve diventare il protagonista matto o esasperato (Amleto — Cleopatra — Lear — Macbeth) e allora il linguaggio witty diverrà tragico senza perdere il suo succo. Cioè ironico.

19 novembre.

Shakespeare scopre il paesaggio e l’arte di intrecciarlo al dialogo (II atto di Tito Andronico; la luna sugli alberi della ii sc. II atto e il melograno all’alba della i, del III di Juliet and Romeo). È un semplice accenno, che drammatizza anche la natura.

In Juliet scopre molte cose: la parlata fantastica (la sua poetica), con Queen Mab; il wit giudice dell’azione, con Mercutio; la chiusa sconsolata, a giudizi tragici sul mondo — V atto — i due piani, passionale e beffardo, con Romeo e Mercutio; la macchietta comica e verissima, predickensiana, con la nutrice.