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16 aprile.

Dev’essere importante che un giovanotto sempre intento a studiare, a voltar pagine, a cavarsi gli occhi, facesse la sua grande poesia sui momenti in cui usciva al balcone o sotto il cespuglio o sul rialto o in verde zolla. (Silvia, Infinito, Vita solitaria, Ricordanze). La poesia nasce non dall’our life’s work, dalla normalità delle nostre occupazioni, ma dagli istanti in cui leviamo il capo e scopriamo con stupore la vita. (Anche la normalità diventa poesia quando si fa contemplazione, cioè cessa di essere normalità e diventa prodigio).

Qui si capisce perché l’adolescenza è grande materia di poesia. Appare a noi — uomini — come istante in cui non avevamo ancora chinato il capo alle occupazioni.

19 aprile.

Le generazioni non invecchiano. Ogni giovane di qualunque tempo e civiltà ha le stesse possibilità di sempre.

L’Impero non è caduto per decadenza della razza (tant’è vero che le generazioni contemporanee e successive a quelle che han visto cadere l’edificio politico, ne hanno costruito uno spirituale — la Chiesa Cattolica), ma per mutate condizioni economiche e sociali che hanno spostato le forze (anchilosi economica, decentramento provinciale, immissione di barbari, ecc.).

20 maggio.

I Paradis artificiels descrivono il vero paradiso baudelariano, sono il suo programma; soltanto, escludono che sia lecito giungerci con un trucco, bensí richiedono che tutto questo mondo interiore sia opera fiera e sudata dell’intelletto. Polemizzano insomma contro la concorrenza delle droghe, pur rievocandone le virtú. (Specialmente il cap. IV L’Homme-Dieu, che è la sua autentica poetica).