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mendicante   Vale la pena, Edipo. A noi tocca e ci basta. Lascia il resto agli dèi.

edipo   Non ci son dèi nella mia vita. Quel che mi tocca è piú crudele degli dèi. Cercavo, ignaro come tutti, di far bene, di trovare nei giorni un bene ignoto che mi desse la sera un sollievo, la speranza che domani avrei fatto di piú. Nemmeno all’empio manca questa contentezza. M’accompagnavano sospetti, voci vaghe, minacce. Da principio era solo un oracolo, una trista parola, e sperai di scampare. Vissi tutti quegli anni come il fuggiasco si guarda alle spalle. Osai credere soltanto ai miei pensieri, agli istanti di tregua, ai risvegli improvvisi. Stetti sempre all’agguato. E non scampai. Proprio in quegli attimi il destino si compiva.

mendicante   Ma, Edipo, per tutti è cosí. Vuol dir questo un destino. Certo i tuoi casi sono stati atroci.

edipo   No, non capisci, non capisci, non è questo. Vorrei che fossero piú atroci ancora. Vorrei essere l’uomo piú sozzo e piú vile purché quello che ho fatto l’avessi voluto. Non subíto cosí. Non compiuto volendo far altro. Che cosa è ancora Edipo, che cosa siamo tutti quanti, se fin la voglia piú segreta del tuo sangue è già esistita prima ancora che nascessi e tutto quanto era già detto?

mendicante   Forse, Edipo, qualche giorno di contento c’è stato anche per te. E non dico quando hai vinto la Sfinge e tutta Tebe ti acclamava, o ti è nato il tuo primo figliolo, e sedevi in palazzo ascoltando il consiglio. A queste cose non puoi piú pensare, va bene. Ma hai pure vissuto la vita di tutti; sei stato giovane e hai veduto il mondo, hai riso e giocato e parlato, non senza saggezza; hai goduto delle cose, il risveglio e il riposo, e battuto le strade. Ora sei cieco, va bene. Ma hai veduto altri giorni.

edipo   Sarei folle, a negarlo. E la mia vita è stata lunga.