Pagina:Pavese - Dialoghi con Leucò.djvu/39


(Parlano Eros e Tànatos).

eros   Te l’aspettavi questo fatto, Tànatos?

tànatos   Tutto mi aspetto, da un Olimpico. Ma che finisse in questo modo, no.

eros   Per fortuna, i mortali la chiameranno una disgrazia.

tànatos   Non è la prima, e non sarà l’ultima volta.

eros   E intanto Iacinto è morto. Le sorelle già lo piangono. L’inutile fiore spruzzato del suo sangue, costella ormai tutte le valli dell’Eurota. È primavera, Tànatos, e il ragazzo non la vedrà.

tànatos   Dov’è passato un immortale, sempre spuntano di questi fiori. Ma le altre volte, almeno, c’era una fuga, un pretesto, un’offesa. Riluttavano al dio, o commettevano empietà. Cosí accadde di Dafne, di Elino, di Atteone. Iacinto invece non fu che un ragazzo. Visse i suoi giorni venerando il suo signore. Giocò con lui come gioca il fanciullo. Era scosso e stupito. Tu, Eros, lo sai.

eros   Già i mortali si dicono che fu una disgrazia. Nessuno pensa che il Radioso non è uso fallire i suoi colpi.

tànatos   Ho assistito soltanto al sorriso aggrottato con cui seguí il volo del disco e lo vide cadere. Lo lanciò in alto nel senso del sole, e Iacinto levò gli occhi e le mani, e l’attese abbagliato. Gli piombò sulla fronte. Perché questo, Eros? Tu certo lo sai.

eros   Che devo dirti, Tànatos? Io non posso intenerirmi