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13 la nube



stro coraggio, può esservi tolta come un bene. Lo sai questo?

issione  Me l’hai detto altre volte. Che importa? Vivremo di piú.

la nube  Tu giochi e non conosci gli immortali.

issione  Vorrei conoscerli, Nefele.

la nube  Issione, tu credi che sian presenze come noi, come la Notte, la Terra o il vecchio Pan. Tu sei giovane, Issione, ma sei nato sotto il vecchio destino. Per te non esistono mostri ma soltanto compagni. Per te la morte è una cosa che accade, come il giorno e la notte. Tu sei uno di noi, Issione. Tu sei tutto nel gesto che fai. Ma per loro, gli immortali, i tuoi gesti hanno un senso che si prolunga. Essi tastano tutto da lontano con gli occhi, le narici, le labbra. Sono immortali e non san vivere da soli. Quello che tu compi o non compi, quel che dici, che cerchi — tutto a loro contenta o dispiace. E se tu li disgusti — se per errore li disturbi nel loro Olimpo — ti piombano addosso, e ti dànno la morte — quella morte che loro conoscono, ch’è un amaro sapore che dura e si sente.

issione  Dunque si può ancora morire.

la nube  No, Issione. Faranno di te come un’ombra, ma un’ombra che rivuole la vita e non muore mai piú.

issione  Tu li hai veduti questi dèi?

la nube  Li ho veduti... O Issione, non sai quel che chiedi.

issione  Anch’io ne ho veduti, Nefele. Non sono terribili.

la nube  Lo sapevo. La tua sorte è segnata. Chi hai visto?

issione  Come posso saperlo? Era un giovane, che traversava la foresta a piedi nudi. Mi passò accanto e non mi disse una parola. Poi davanti a una rupe scomparve. Lo cercai a lungo per chiedergli chi era — lo stupore mi aveva inchiodato. Sembrava fatto della stessa carne tua.