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96 l'uomo-lupo



sempre gli occhi umani e le case. Ora almeno ch’è morto, dovrebbe avere pace.

primo cacciatore   Io non credo che avesse bisogno di pace. Chi piú in pace di lui, quando poteva accovacciarsi sulle rupi e ululare alla lima? Sono vissuto abbastanza nei boschi per sapere che i tronchi e le belve non temono nulla di sacro, e non guardano al cielo che per stormire o sbadigliare. C’è anzi qualcosa che li uguaglia ai signori del cielo: quantunque facciano, non han rimorsi.

secondo cacciatore   A sentirti parrebbe che quello del lupo sia un alto destino.

primo cacciatore   Non so se alto o basso, ma hai mai sentito di una bestia o di una pianta che si facesse essere umano? Invece questi luoghi sono pieni di uomini e donne toccati dal dio — chi divenne cespuglio, chi uccello, chi lupo. E per empio che fosse, per delitti che avesse commesso, guadagnò che non ebbe piú le mani rosse, sfuggí al rimorso e alla speranza, si scordò di essere uomo. Provan altro gli dèi?

secondo cacciatore   Un castigo è un castigo, e chi l’infligge almeno in questo ha compassione, che toglie all’empio l’incertezza, e del rimorso fa destino. Se anche la bestia si è scordata del passato e vive solo per la preda e la morte, resta il suo nome, resta quello che fu. C’è l’antica Callisto sepolta sul colle. Chi sa piú il suo delitto? I signori del cielo l’hanno molto punita. Di una donna — era bella, si dice — fare un’orsa che rugge e che lacrima, che nella notte per paura vuol tornare nelle case. Ecco una belva che non ebbe pace. Venne il figlio e l’uccise di lancia, e gli dèi non si mossero. C’è anche chi dice che, pentiti, ne fecero un groppo di stelle. Ma rimase il cadavere e questo è sepolto.

primo cacciatore   Che vuoi dire? Conosco le storie. E