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lo stendardo dei carabinieri 37

vedo elevarsi, ed è quella di Carlo Alberto! Mirate il martire d’Italia! Ai vostri applausi fa eco la patria; la storia lo rivendicherà, gli renderà giustizia, e finalmente, se l’Italia sarà destinata a sorgere, ricompenserà la virtù e rivendicherà la memoria di Carlo Alberto.„

E l’Italia ne fu allora informata da una lettera che il generale Raffaele Cadorna dirigeva, pure alla Camera de’ Deputati:

“S. M. Carlo Alberto, stette sempre esposto al fuoco ov’era maggiore il pericolo: le palle fischiavano di continuo sul di Lui capo: molti gli caddero vicino: anche a notte egli continuava a stare sugli spalti della città, ov’era ridotta la nostra difesa. Il generale Durando dovette trascinarlo pel braccio perchè cessasse di correre ormai inutilmente, rischi terribili...„

E immensa doveva essere la commozione della Camera, nel pensare a colui, il quale, all’Austria che gli offriva i Ducati di Parma e di Modena, promettendogli di lasciar libera la Lombardia e autonoma, o quasi, la Venezia, rispondeva:

— “Non tratterò che quando non vi sarà più un austriaco sul suolo italiano„.

Cui Radetzky aggiungeva di rimando:

— “Ebbene, tratteremo oltre il Ticino!„

Botta e risposta che fanno il paio con quelle di Vittorio Emanuele e dello stesso Radetzky, quando nel 1849, questi gli proponeva di mancar di fede allo Statuto.

Ecco il Re, ecco l’esecrato Carignano che, o assediato in casa Greppi — quella di Via Manzoni — a Milano, bersaglio alle fucilate di una folla frenetica; o immobile in mezzo ai proiettili dell’artiglieria — mentre accanto a lui cadeva il colonnello Avogadro — tentava una estrema difesa, sanguinosa ed inutile.