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dieci anni dopo 387

dei dragoni italiani, a Roberto d’Orleans, chi gli avrebbe detto che un giorno, il suo figlio primogenito avrebbe, per un errore di gioventù, dovuto scendere sul terreno, e incrociare la spada con uno dei nipoti di colui che là, dal suo balcone dell’Hòtel de la Ville aveva, nel carnevale del 1863, coperto di dolci e di fiori?...

Chi gli avrebbe detto che quel figlio suo diletto, scampato per un filo dalla lama del conte di Torino — vendicatrice di quell’esercito dove il padre suo aveva servito — dovesse poi miseramente morire, lontano dalla propria casa, senza l’estremo bacio, forse, e la benedizione dei desolati genitori?...

Oh! se questa pagina avesse mai la sorte di cadere sotto gli occhi del nostro illustre camerata di un tempo, oh! questa pagina gli dica, quanta parte noi pure abbiamo preso, al suo dolore di amico e parente, prima; al suo grave lutto di padre dopo!

E chi, altresì, avrebbe detto in quei giorni a S. A. R. il conte di Parigi:

— Monsignore! quando tu sarai marito e padre, la tua terza figlia, Elena, diverrà principessa italiana; andrà sposa a Emanuele Filiberto duca d’Aosta, figlio di Amedeo Re di Spagna, e nipote di questo Jockey brillante che sarà Re d’Italia?...

E chi? chi mai — a Milano, in tutta Italia, e nel mondo civile — chi mai avrebbe detto, quel giorno al figlio di Vittorio Emanuele:

— Sai... Umberto, quando tu sarai divenuto Re... e che avrai regnato per più di vent’anni, circondato dall’amore del tuo popolo.... spargendo a te d’intorno il bene — nient’altro che il bene... — dopo che tu avrai, per la grandezza e l’unità della patria, offerto il tuo sangue in campo.... — dopo che tu avrai pel bene della umanità, esposta la tua vita accanto al letto dei contagiosi... — che avrai firmato le leggi di una illimitata libertà, da te voluta.... e ti sarai col popolo affratellato nelle gioje e nei dolori.... — tu, re degli afflitti... tu prode, mite, generoso, buono... tu dovrai cadere assassinato, in mezzo al tuo popolo acclamante — come il più feroce dei tiranni?...

Certo, l’anima di pessimista che avesse quel giorno, tirato un così triste oroscopo, correva il rischio d’essere fatto a brani dalla furia del popolo...

Eppure...

Ma — per carità! — allontaniamo, un istante, dal nostro pensiero il truce misfatto. Immaginiamoci di svegliarci da un sogno di deliranti. Usciamo dalla stazione di Porta Nuova... rimontiamo a cavallo... e seguiamo il nostro buon Re Umberto; il quale, esuberante di vita,