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re umberto al chievo 323

Sbarrate le finestre, vuote le garrette; dove dianzi le corazze dei custodi del Re fiammeggiavano al sole, la lucertola e il ramarro godono indisturbati i loro amplessi.

Là, su quella loggia ora deserta, non apparirà mai più — dura parola! — la bionda e soave Regina d’Italia, a dare il ben venuto ai convitati, che numerosi e festanti scenderanno dai reali equipaggi...

Oggi, l’occhio che si posa su quella gradinata, si ritrarrà smarrito, credendo di vedervi, ancor fumanti, le goccie di sangue stillanti dalle piaghe di Umberto....

Straziante, orrendo sogno, dal quale tentiamo invano di svegliarci!