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270 parte prima


Intanto gli angosciati genitori si chiedevano:

— “È dunque vivo Luigi?.... È morto?.... È prigioniero?....„

Prigioniero!!.... Ecco l’ultimo raggio di speme!....

“Mi auguro, con tutta l’anima„ — scriveva il maggiore Nerazzini al desolato padre — “che suo figlio sia prigioniero; e se avrò la fortuna di poter salire all’Harrar, allo Scioa, sarò felice di poter dare, io pel primo, la consolante notizia!„

Se non che, a togliere l’ultimo filo di speranza, ecco un telegramma da Massaua del capitano medico d’Albenzio, così concepito:

“Addolorato dirle visto cadere uno che sembrommi suo Luigi. Vidi sella perforata campo Scioano. Difficile precisare località. Situazione non permetteva sepoltura. Auguro essermi ingannato.„

No, il buon capitano non s’era ingannato!

Le ansiose e replicate ricerche, fatte poi da un amico — Fulvio Raboni mandato sul posto — confermarono la cruda realtà!

Non più speranze. Luigi era morto!!

“Appena ultimata la collezione fotografica per S. M. il Re, prenderò la via del ritorno... — esso, come abbiamo veduto, scriveva a tranquillità del padre....

Ahimè! venne in Italia la collezione.... ne fu fatto omaggio a S. M. il Re — Ma il povero Luigi Bocconi non poteva tornare più, nè vivo... nè ferito... nè cadavere, dentro una bara!!

Onore alla sua memoria!



Ed eccoci a Giannino Frigerio.

Questi nacque a Milano il 28 novembre 1873, dal nobile Giovanni Frigerio e dalla contessa Ippolita Bethlen, vedova principessa Gonzaga di Vescovado.

Chiamato nei primi giorni del novembre 1893 a prestare servizio militare, venne assegnato, come volontario, al reggimento di cavalleria di guarnigione a Milano; e, nominato sottotenente di complemento, entrò nei Lancieri di Montebello, dove volle rimanere, anche dopo fatti i suoi mesi d’obbligo, rinunciando a qualunque assegno.

La divisa militare ch’egli portava con orgoglio gli aveva svegliato nell’animo un grande amore per le armi.

Bello, e forte, e generoso ufficiale, preferì alla vita pacifica, e inutile, di una guarnigione, per quanto bella, la vita attiva del campo; e, sedotto dal sole africano — tetro sole! — lasciò lì per lì Milano, e partì per Massaua il 16 novembre 1895.