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i cavalleggeri di monferrato 153

Quel cavaliere era il volontario Giuseppe Franchelli.

Giuseppe Franchelli che, furente, schizzava fiamme dagli occhi, e insieme lacrime. La sua apparizione, quel suo turbamento, arrestò momentaneamente la nostra corsa. Egli era noto per coraggio e sangue freddo, perciò quel subito cambiamento, quella commozione, grandemente ci sorprese.

— Che cosa diavolo ti è successo?

Noirat.... — egli rispose a denti stretti — Noirat.... coula bestia d’el me souldà, se fasse massè!

— Noirat?! come?... il tuo attendente?

Attendente per modo di dire, perchè ognuno di noi aveva abusivamente un soldato che lo aiutava
 
Turati.
nelle fatiche più dure, sempre quando ciò non comprometesse la disciplina, o il servizio dello squadrone. E Franchelli amava il suo soldato coll’intenso amore di un fratello.

— Come?... Dove?... Di’ sù!... — insistemmo noi.

— Là.... verso la ferrovia.... C’era un fosso da saltare per essere al sicuro delle cannonate.... Eravamo in tre: il volontario Turati, io e Noirat. Primo a saltare fui io. Noirat mi veniva dietro... invece di saltare, si fermò per cedere il passo al Turati: — “Sauta!... sauta.... gli dico io. Ma chiel, coul’asou a la lassaie el pas. Turati salta... ma venuta la volta di Noirat, ecco una granata che gli frantuma una gamba.... la destra! Fu l’affare d’un secondo.... Se dava retta a me, se fosse saltato primo, la cannonata, toccava di diritto al Turati.... perchè, countagg, era proprio roba sua!

In così dire, con un atto di rabbia, ripartì come una freccia, caricando in direzione opposta a noi.

Questo episodio ce lo confermava, or sono pochi giorni, lo stesso Turati — uno dei pochi superstiti del secondo squadrone — aggiungendoci, che quello sfogo del Franchelli, egli lo vedeva sgorgare da un dolore