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118 parte prima


Il povero corpo rimase sulla strada alcune ore, circondato dal suo giovane sangue; e chi vide tanta fiorente gioventù spenta al servizio di uno straniero, e corse col pensiero alla madre desolata, alla fidanzata che, forse, lo attendeva vincitore all’abbraccio, non potè a meno di sentirsi una stretta al cuore e, dimenticando per un momento l’ufficiale nemico, versare una lagrima su una fine tanto immatura.

Là dove cadde, venne poi eretta dalla madre una cappella consacrata alla sua memoria; e una delle vicine parocchie, fino a poco tempo fa, nel giorno dei morti, celebrava una messa in suffragio della sua povera anima.



Compiuto dai nostri l’inseguimento degli ussari fuggenti, fino in vista di altre forze austriache composte di cavalleria e d’artiglieria; raccolti i trofei di guerra — due prigionieri, cioè, e due cavalli bardati — il plotone si costituì in retroguardia e riprese la strada di Rivoltella, preceduto dalle penne dei bersaglieri allegramente svolazzanti all’aria.

Venne però deciso di non proseguire su Pozzolengo, perchè il plotone di ussari Imperatore, nel quale ci si scontrò prima, non era che il tentacolo di una forte ricognizione, comandata dal maggiore Appel, il quale disponeva di tutto uno squadrone di ussari, di un altro di ulani, e di due pezzi di artiglieria.

Il maggiore Appel, a quanto pare, aveva il giorno 21 ricevuto ordine dal Quartier Generale dell’Imperatore, di riconoscere la fronte degli Alleati, percorrendo tutto il terreno fra Medole e il Garda.

Egli aveva perciò iniziate le sue operazioni fino dal dì innanzi, partendo da Goito e percorrendo la ruota dell’arco rientrante, occupato dagli avamposti nemici; sui quali faceva cadere, a quando a quando, i suoi colpi di sonda.

Fu da questo corpo in perlustrazione che il giovane tenente de-la-Motte, come vedemmo, s’era staccato e aveva assalite, e poi rincorse, le due vedette volanti dei Cavalleggeri di Monferrato, col sacrificio della propria vita.