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   Non sia fallo il sacrar vittima humana?
   E perciò la fortezza
   Languisca in me de l’animo, e del corpo?
   Volgiti alquanto, e gira
   La moribonda faccia inverso il Monte.
   Cosi stà ben. Ca. misero me, che veggio?
   Non è quello il mio figlio?
   Il mio caro Mirtillo?
   Mon.Hor posso. Ca. è troppo desso. M. E’l colpo libro.
   Car.Che fai sacro ministro?
   Mon.E tu huomo profano,
   Perche ritieni il sacro ferro, ed osi
   Di por tu quì la temeraria mano?
   Car.O Mirtillo ben mio
   Già d’abbracciarti in si dolente guisa
   Ni.Và in mal’hora insolente, e pazzo vecchio
   Car.Non mi credev’io mai. Ni. Scostati dico,
   Che con impura man toccar non lice
   Cosa sacra à gli Dei. Ca. Caro à gli Dei
   Son ben’anch’io, che con la scorta loro
   Quì mi condussi. Mon. Cessa
   Nicandro, udiamlo prima, e poi si parta.
   Car.Deh ministro cortese
   Prima, che sopra il capo
   Di quel garzon cada il tuo ferro, dimmi
   Perche more il meschino. io te ne prego
   Per quella Dea, ch’adori.
   Mon.Per nume tal tu mi scongiuri, ch’empio
   Sarei se te’l negassi