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mai, se mai arsi per te, non lasciandone parte, gli spicchi
grassi di tori e di capre, adempiscimi un voto che faccio:
Paghino i Danai queste mie lagrime con le tue freccie».

Con questa Chryse domanda la vendetta; con altrettanti versi e con la medesima invocazione, chiede il perdono1:

«Odimi, o Arco-d’argento, che intorno sei visto di Chryse,
come di Cilla la sacra; che Tenedo regni e governi;
bene una volta in passato l’udisti quel voto che feci:
molto onorasti tu me, percotendolo, il popolo Acheo:
anche una volta al presente adempiscimi un voto che faccio:
Ora allontana dai Danai, ch’è tempo, lo strazio ed il danno».

Un giuramento2:

«Giove che regni dall’Ida, che sei il più forte, il più grande!
Sole che andando a tua via, di lassù tutto vedi e tutto odi!
Fiumi, voi! Terra, tu! quanti nel mondo sotterra punite
gli uomini stanchi dal vivere, che qui giurarono in vano!
siatemi voi testimoni! guardate la fede ch’io giuro».

Un’esecrazione3:

«Giove che sei il più forte, il più grande, con gli altri immortali,
quali di noi per i primi misfacciano al patto giurato,
versino a terra così le cervella, com’io questo vino
verso: le loro e dei figli; e soggiacciano ad altri le mogli!»

Un goos; quello della moglie4:

«Uomo, di vita partisti ben giovane, e vedova in casa
lasci qui me; e c’è un figlio che ancora è così piccolino,
cui, sventurati! facemmo io e tu; nè mi penso che giunga

  1. Α 451.
  2. Γ 276.
  3. Γ 298.
  4. Ω 725-45