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sus composto di de e fessus, sarà lunga. L’u di fumantem? Ditemi il nome, onde deriva il verbo: fumus. In italiano? «fumo». Quando u tonico in una sillaba aperta, resta u nella parola italiana è, per lo più, lungo. Di eccezione, e apparente, ve n’è una, ch’io sappia: «pomice» da pumex. C’è poi «lo dolce lome» di Dante. Ma voi sapete che pensarne. Dunque u di fumantem è lungo. Via! fate il verso: Defessus rictum fumantem tollit ad ulmum. Il verso torna; non mi finisce però. Le due parole defessus e fumantem si possono scambiare a piacere. Sostituite alla prima delle parole molossiche (— — — ) una coriambica (— ⏑⏑— ) o alla seconda una ionica a minori (⏑⏑— — ) e vedrete che lo scambio non può più farsi. Possiamo dunque dire, lasciando l’idea di stanchezza, e prendendo l’idea del colore del toro, che aveva a essere bianco, tum niveus invece di defessus, come a fumantem potremmo sostituire niveus tum, e così avremmo: Tum niveus rictum fumantem tollit ad ulmum; oppure: Fumantem rictum niveus tum tollit ad ulmum. Ma neanche così mi finiscono: l’aggettivo è da preferirsi lontano dal suo sostantivo, specialmente quando è un semplice ornamento, e non ha valore concessivo o temporale o condizionale o causale... Facile è tra fumantem e rictum nel secondo tentativo porre niveus e dire: Fumantem niveus rictum tum tollit ad ulmum. Tum tum: brutto. Non piace nemmeno a me: però non è da giudicare sempre dal nostro il gusto dei latini. Ricordate vertice celso di Virgilio? cece, o piuttosto keke. E diecine d’esempi potrei portare. Ma noi togliamo il tumtum, anzi cancelleremo il tum avver-