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leone poeta 333

Maria! Il bianchissimo vecchio, avanti la gelida oscurità, si rivolgeva spesso alla soave visione, che lo veniva a trovare, della Vergine Madre. Veniva nell’atrio immenso, dove abitava appena il decrepito custode delle eterne chiavi, rannicchiato e tremante nella sua sedia; veniva luminosamente la Donna Nazzarena. Ed esso le indirizzava, in un suo ritmo di monotoni e rapidi singulti, preghiere insistenti, umili, lunghe come d’un bimbo spaurito che chiami la mamma nel terrore del buio nella solitudine della morte:

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Freddo! le braccia materne aprimi, o Vergine, tu!
caccialo via! ne l’inferno urtalo, il dèmone, giù!
Madre, sta qui! sono un vecchio, io, che più forze non ha!
gli occhi mi chiuda la tua mano ch’ha tanta pietà.
L’anima vola già via; buona, tu rendila a Dio!

Non è qui il sommo Pontefice che concepisce e dice una preghiera destinata a essere ripetuta dai credenti. È proprio esso, il languidulus senex, il povero vecchio che non ne può più, che prega, singultendo il ritmo del dolore comune. E quei singulti ci echeggiano nell’anima con una pietà che ha del profondo e del solenne, come non mai. Fratelli inconsapevoli, la Morte è. Non sentite il lamentìo, il balbettio del vecchissimo custode dell’infinito? È, è! Pensiamo a questo, non ci si distragga. In tali distrazioni, noi usiamo fare il male agli altri fratelli.