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la poesia epica in roma 285

          Hinc Pelopis gentes Maleaeque sonantia saxa
          Circumstant, pariterque undae terraeque minantur.
          Pulsamur saevis et circumsistimur undis.

Il medesimo dice circumductum il verso 226 dello stesso libro

          Harpyiae et magnis quatiunt clangoribus alas.

che sonava, dice esso,

          Harpyiae: resonant magnis stridoribus alae.

Il medesimo riporta al 289 del libro VI quattro versi, qui ab eius emendatoribus sublati sunt; e sono:

          Gorgonis in medio portentum immane Medusae,
          Vipereae circum ora comae cui sibila torquent,
          'Infamesque rigent oculi, mentoque sub imo
          Serpentum extremis nodantur vincula caudis.

Furono tolti da Tucca e Vario i versi 567-588 del libro II1. Furono poi da essi i due ultimi versi del V fatti principio del VI: di che è vero solo che Probo e altri non intendevano (oh! i grammatici!) lasciare quella esclamazione dolorosa scompagnata dalla menzione di chi la pronunziava2. Notiamo ora che sì i primi quattro versi proemiali, sì i 22 versi espunti del libro II sono Vergiliani (senza questi invero il senso non corre): che dobbiamo concludere? Dobbiamo concludere che dell’Eneide andavano attorno edizioni secondo quella di Vario e

  1. Vedi nota all’episodio.
  2. Vedi nota al passo e cf. ancora Serv. ad vi in principio: licet Probus et alii in quinti reliquerint fine.