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dall’esame dell’elegia di Properzio xxxii del libro III, nella quale si celebra Vergilio con queste parole (61-66).

          Actia Vergilium custodis litora Phoebi
               Caesaris et fortes dicere posse rates,
          Qui nunc Aeneae Troiani suscitat arma
          Iactaque Lavinis moenia litoribus.
               Cedite, Romani scriptores, cedite, Grai:
          Nescio quid maius nascitur Iliade.

L’elegia essendo stata scritta non molto dopo la morte di Gallo (modo... Gallus Mortuus 91 e seg.), e Gallo essendo morto nel 728, si può concludere che Properzio non molto dopo il 728 conosceva il libro VIII dove è la descrizione della battaglia di Actio; la qual descrizione egli imita nell’elegia x del IV, come imita la narrazione di Ercole e Caco nella ix del V, come nella i pur del V mette a confronto il Pallanteo d’Euandro con la Roma d’Augusto, sempre a imitazione di questo incantatore libro VIII1.

Di un altro libro, non compreso tra quelli ricordati da Servio, sappiamo pur da questo commentatore che fu recitato da Vergilio stesso: del libro VI. Note sono le lagrime di Ottavia e di Augusto nell’udire l’epitaphion del giovine Marcello: constat hunc librum tanta pronuntiatione Augusto et Octaviae esse recitatum, ut fletu nimio imperarent silentium: nisi Virgilius finem esse dixisset, qui pro hoc aere gravi donatus est, i. e. massis. Così Servio2. Marcello morì nel 731. Abbiamo dunque queste

  1. Tutto ciò in Sabb. l. c.
  2. ad Aen. vi 862.