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la poesia epica in roma 275

tesse come episodio ciò che prima voleva porre come somma dell’opera. Perchè, su che si fonda codesta seconda imaginazione che io tengo inverosimile? Sui versi1

          Mox tamen ardentis accingar dicere pugnas
          Caesaris, et nomen fama tot ferre per annos,
          Tithoni prima quot abest ab origine Caesar.

Ora, lasciando che in questi versi è indirettamente accennato che il poeta intende di esporre la storia della gente Iulia sin da Tithono (figlio di Laomedonte) ossia sin dai suoi progenitori Iliaci, vediamo, un poco tutto il luogo. Il luogo (10-48) è una sublime allegoria. Abbiamo veduto come Vergilio esprime e rappresenta l’epos Enniano: qui rappresenta il suo. Il poeta vuol dalla vetta Aonia condurre nella sua patria le Muse, primo, primo offrire a Mantua le palme della vittoria. Si interpreta che egli darà a Mantua la gloria d’aver generato il poeta delle Georgiche, delle Georgiche quando, modo vita supersit, le avrà compiute. A torto s’interpreta così: egli dice poi:

          Interea Dryadum silvas saltusque sequamur
          Intactos, tua, Maecenas, haud mollia iussa.

Altra gloria è dunque quella che il poeta prepara; per ora ubbidisce a Mecenate e continua il poema campestre. Il poema che promette sarà de marmore: un tempio nel cui mezzo sorgerà la statua di Cesare. Il poeta farà turbinare intorno, lungo il fiume, cento

  1. Georg. III 46-8.