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camente quella guerra, che era, si può dire, il tutto dell’opera Naeviana, e non si sarebbe invece fermato avanti essa. Il consiglio di Ennio era rispettoso del vecchio e pugnace vate, poichè anche svolgendo ciò che forse era appena abbozzato nel Bellum Poenicum, l’origine di Roma, egli, come vedremo, ne accettava la sostanza dei fatti: il che non faceva, per esempio, Catone. Nè è assurdo pensare che Ennio componendo i primi sei libri avesse pensiero di fermarsi lì. De’ due titoli, che anche dopo conservò il poema, non è detto quale gli fosse dato prima dal suo autore. Non è possibile, per non dire probabile, che Ennio ponesse il titolo Annales solo quando cominciò davvero a scrivere annali, ossia libri che singulorum fere annorum actus contineant?1. Solo dunque negli ultimi libri, de’ quali, per esempio, il XV conteneva la guerra d’Aetolia ossia i fatti del solo anno 565 di R. Io penso per ciò che Romais fosse il primo titolo del poema Enniano, quando si limitava ai soli primi sei libri. E come è adattato! Poichè, considerando che termina con la guerra di Pyrro, noi possiamo imaginare che nella mente di Ennio si formasse il drama di Roma in modo organico e pieno, con il suo prologo, i suoi episodi e la sua conclusione. Enea scampato all’Aeacide, fondava il suo regno in Italia e l’Aeacide veniva a ritorglielo e perseguitava le reliquie di Ilio sino nella terra dell’esilio: invano. Di ciò è indizio un frammento attribuito indubbiamente al libro VI, e che fa parte d’un concilio di dei2. Tum cum

  1. Diom. 1. c.
  2. E il xxvi del VI.