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la poesia epica in roma 243

dicta1, fu messo in carcere; e Plauto si figura il povero poeta barbaro (non greco, cioè) che puntella il mento col braccio e pensa pensa, tra due guardie2, o meglio con due catene. Più che di Scipione ancora egli fu nemico dei Metelli, e resta ancora il verso saturnio contro la loro fortuna che è la sfortuna di Roma: Fato Metelli Romae consules fiunt. Al che i Metelli risposero che il malanno l’avrebbero dato a lui. E lo diedero, se fu opera loro la cacciata del poeta, che morì a Utica, pulsus Roma factione nobilium ac praecipue Metelli3. Quando morì? Sotto il consolato di M. Cornelio Cethego e P. Sempronio Tuditano; dice M. Tullio, ossia nell’anno 550. Ma egli stesso riferisce che Varrone lo faceva vivere longius4. L’autorità di Varrone ha gran peso; però Cicerone, così ossequente a lui sempre, qui mantiene la sua asserzione ricavata da «antichi commentari». Se si pensa che in quell’anno 550 Utica era invano tentata da Scipione, si può congetturare con qualche verosimiglianza che in quel fatto appunto (...hiems instabat) il fiero vecchio, tornato milite, morisse per gli strapazzi e per la stagione, e così la sua morte fosse registrata in una pubblica memori5.

  1. Gell. III iii 15.
  2. Plaut. Mil. Glor. II ii 56.
  3. Hieronym. Chron. ad Olymp. 144.
  4. Cic. Brut. xv 60: His... consulibus, ut in veteribus commentariis scriptum est, Naevius est mortuus, quamquam Varro noster diligentissimus investigator antiquitatis putat in hoc erratum vitamque Naevi producit longius. Quali questi antichi commentari? che registravano la morte d’un esule o cacciato?
  5. Tit. Liv. xxix xxxv.