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altre volte che mi presi la libertá di scrivere; e dall’altra parte son certo che Vostra Eccellenza le sa da se medesima misurare con quella penetrazione, che è tutta propria della magnanimitá del suo cuore. Molto meno mi stendo a supplicar l’Eccellenza Vostra con molte parole. Il tempo è preziosissimo per essa ; la sua beneficenza è famosa per tutta l’Europa; io ne ho delle pruove luminose a mio riguardo: e perciò, supplicandola di condonare la mia temeritá, ho l’onore d’esser, con profondo rispetto, di Vostra Eccellenza, ecc. [Milano], 21 luglio 1776. XIII A N. N. [forse il consigliere conte Wilczek] Ricorda i servigi da lui resi al governo. Illustrissimo signore, signor padron colendissimo. La perfetta conoscenza, che io ho del carattere di Vostra Signoria illustrissima, e la fondata persuasione, in cui sono, della parzialitá con cui Ella mi riguarda, mi hanno fatto condannare la freddezza con cui le raccomandai la mia persona prima della sua partenza di qui. Le mie circostanze mi hanno condotto a rifletter meglio, ed a prendermi la libertá di supplir per lettera a ciò che io non feci nell’abboccarmi seco. Spero nella sua bontá eh’Ella non sará per disapprovare la mia risoluzione, né conseguentemente per rigettare dal canto suo alcuni pensieri, che mi si presentano, risguardanti il miglioramento della mia fortuna. Dirò con sinceritá quel che sento, salvo sempre eh’Ella ne faccia quell’uso che a lei sembrerá convenevole e prudente: essendo io pienamente convinto che non resterá da lei che io non ottenga l’effetto desiderato. Scrissi sulla fine del passato anno una lettera al