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iii - iside salvata 51


Apollo. Tutto pavento, e gelo.

Veggo che il ciel s’imbruna,
che le tempeste aduna,
e inorridir mi fa.
Fulmina irato il cielo.
Vicin sento il fragore.
Chi mai di quel furore
la vittima sará?
Ermete. Qual’è il mal, che minacci?
Oro. Oh dio! spiegati almeno.
Apollo. Odimi in pace.
Sai che fiero nemico
della casa reai sia ’l mostro orrendo,
il malvagio principio, il tristo genio,
Tifone alfine?
Oro. Il so purtroppo.
Apollo. E sai
di che orribili stragi
queste stanze beate empiè costui?
e quai cadute sono
vittime preziose innanzi a lui?
Oro. Ahimè! ne porto ancora
nel piú vivo del cor le piaghe impresse.
Apollo. Volgi or la mente al glorioso stato
della tua genitrice.
Mira come per lei reso è felice
un popol, che l’adora. Odi ’l suo nome
volar per ogni parte. A lei congiunti
con lunga serie di famosa prole
ecco i troni del mondo. A lei davanti
paventano i nemici. Ognuno esalta,
ama ognuno ed ammira
le tante sue virtú. Risplende in lei
la pietá per gli dèi. Somma giustizia
con somma umanitá. Celesti leggi
detta ai popoli suoi. Al suo favore,