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ARGOMENTO

Erano presso al fine le solennitá fatte celebrare da Iside reina dell’Egitto per l’apoteosi d’Osiride, giá suo illustre sposo, e grande benefattore de’ popoli. Oro, lor figliuolo, si allestiva alla partenza per condurre la sorella in isposa al re d’Etiopia, quando Tifone, orribile mostro e domestico nemico, riconosciuto nella mitologia egiziana per lo principio cattivo, dopo altre stragi fatte nel reai palagio, turba tutte le funzioni, assale improvvisamente la reina, e ne minaccia la vita. Tutto il popolo è in costernazione; ciascuno teme per gli giorni dell’amata sovrana, s’intraprendono sacrifizi, e s’offrono vittime agli altari per la salute di lei. Tutte le forze di Apollo, potente amico della casa reale, per domare quel mostro, riescono inutili: onde Oro offre se medesimo vittima dell’amor figliale per placare la crudeltá di Tifone e salvare la vita alla madre. In cosí orribile frangente compare Osiride dal cielo, difende la sposa, abbatte il mostro, e assicura la felicitá dell’Egitto. La piú grande e piú importante parte del fatto ha fondamento nell’antichissima favola degli egiziani. Qualche poche circostanze sono supplite, attenendosi al verosimile. V. Erodoto, Diodoro siculo, Plutarco, ecc.

INTERLOCUTORI

Iside.
Oro.
Apollo.
Ermete.

L’azione è nella reggia di Menú.