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I - la vita rustica | 279 |
Inni dal petto supplice
alzerò spesso a i cieli,
si che lontan si volgano
60i turbini crudeli:
e da noi lunge avvampi
l’aspro sdegno guerrier,
né ci calpesti i campi
l’inimico destrier.
65E te, villan sollecito,
che per nov’orme il tralcio
saprai guidar, frenandolo
col pieghevole salcio:
e te, che steril parte
70del tuo terren di piú
render farai, con arte
che ignota al padre fu:
te co’ miei carmi a i poster
farò passar felice:
75di te parlar piú secoli
s’udirá la pendice.
Sotto le meste piante
vedransi a riverir
le quete ossa compiante
80i posteri venir.
Tale a me pur concedasi
chiuder, campi beati,
nel vostro almo ricovero
i giorni fortunati.
85Ah quella è vera fama
d’uom che lasciar può qui
lunga ancor di sé brama
dopo l’ultimo dí!