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iii - il vespro 131


che su lo sposo e il cavaliere e lei
scorrean col guardo, e poi ristrette insieme
205malignamente sorrideansi in volto.
Ella truce guatando curvò in arco
duro e feroce le gentili schiene:
scalpitò col bel piede; e ripercosse
la mille volte ribaciata mano
210del tavolier ne le pugnenti sponde.
Livida, pesta, scapigliata e scinta
al fin stancò tutte le forze; e cadde
insopportabil pondo sopra il letto.
     Né fra l’intime stanze o fra le chiuse
215gemine porte il prezioso evento
tacque ignoto molt’ore. Ivi la Fama
con uno il colse de’ cent’occhi suoi;
e il bel pegno rapito usci portando
fra le adulte matrone, a cui segreto
220dispetto fanno i pargoletti Amori,
che da la maestá de gli otto lustri
fuggon volando a piú scherzosi nidi.
Una è fra lor che gli altrui nodi or cela
comoda e strigne; or d’ispida virtude
225arma suoi detti; e furibonda in volto
e infiammata ne gli occhi alto declama,
interpreta, ingrandisce i sagri arcani
de gli amorosi gabinetti; e a un tempo
odiata e desiata eccita il riso
230or co’ propri misteri or con gli altrui.
La vide, la notò, sorrise alquanto
la volatile dea, disse: — Tu sola
sai vincere il clamor de la mia tromba. —
Disse, e in lei si mutò. Frese il ventaglio,
235prese le tabacchiere, il cocchio ascese;
e lá venne trottando ove de’ grandi
è il consesso piú folto. In un momento
lo sbadigliar s’arresta. In un momento