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ii - il meriggio 203


trova Imeneo; e timida s’arretra
quasi al meriggio stanca villanella
che tra l’erbe innocenti adagia il fianco
420lieta e secura; e di repente vede
un serpe; e balza in piedi inorridita;
e le rigide man stende, e ritragge
il cubito, e l’anelito sospende;
e immota e muta e con le labbra aperte
425il guarda obliquamente. Ahi quante volte
incauto amante a la sua lunga pena
cercò sollievo; e d’invocar credendo
Imene, ahi folle! invocò il Sonno; e questi
di fredda oblivion l’alma gli asperse,
430e d’invincibil noia e di torpente
indifferenza gli ricinse il core.
     Ma se a la dama dispensar non piace
le vivande, o non giova, allor tu stesso
la bell’opra intraprendi. A gli occhi altrui
435piú cosí smaglierá l’enorme gemma,
dolc’esca a gli usurai, che quella osáro
a le promesse di signor preporre
villanamente: e contemplati fièno
i manichetti, la piú nobil opra
440che tessesser giammai angliche Aracni.
Invidieran tua delicata mano
i convitati; inarcheran le ciglia
al diffidi lavoro, e d’oggi in poi
ti fia ceduto il trinciator coltello
445che al cadetto guerrier serban le mense.
     Sia tua cura fra tanto errar su i cibi
con sollecita occhiata, e prontamente
scoprir qual d’essi a la tua bella è caro;
e qual di raro augel, di stranio pesce
450parte le aggrada. Il tuo coltello Amore
anatomico renda, Amor che tutte
degli animanti annoverar le membra