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197 il giorno


IL GIORNO
a la tua dama; e lei, dolce cadente
sopra di te, col tuo valor sostieni,
e al pranzo l’accompagna. I convitati
240vengan dopo di voi; quindi lo sposo
ultimo segua. O prole alta di numi,
non vergognate di donar voi anco
brevi al cibo momenti. A voi non vile
cura fia questa. A quei soltanto è vile
245che il duro irrefrenabile bisogno
stimola e caccia. All’impeto di quello
cedan l’orso, la tigre, il falco, il nibbio,
l’orca, il delfino e quanti altri animanti
crescon qua giú: ma voi con rosee labbra
250la sola Voluttade al pasto appelli,
la sola Voluttá, che le celesti
mense apparecchia, e al nettare convita
i viventi per sé dèi sempiterni.
     Vero forse non è; ma un giorno è fama
255che fúr gli uomini eguali, e ignoti nomi
fúr nobili e plebei. Al cibo, al bere,
all’accoppiarse d’ambo i sessi, al sonno
uno istinto medesmo, un’egual forza
sospingeva gli umani: e niun consiglio,
260nulla scelta d’obbietti o lochi o tempi
era lor conceduto. A un rivo stesso,
a un medesimo frutto, a una stess’ombra
convenivano insieme i primi padri
del tuo sangue, o signore, e i primi padri
265de la plebe spregiata: e gli stess’antri
e il medesimo suol porgeano loro
il riposo e l’albergo, e a le lor membra
i medesmi animai le irsute vesti.
Sola una cura a tutti era comune
270di sfuggire il dolore: e ignota cosa
era il desire a gli uman petti ancora.
     L’uniforme de gli uomini sembianza