Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. I, 1929 – BEIC 1889888.djvu/183


i - il mattino 177


degl’invidi la tolga e in sen l’asconda
710segace tabacchiera; o a te riluca
sul minor dito in fra le gemme e l’oro;
o de le grazie del tuo viso desti
soavi rimembranze al braccio avvolta
dell’altrui fida sposa a cui se’ caro.
     715Ed ecco alfin che a le tue luci appare
l’artificio compiuto. Or cauto osserva
se bene il simulato al ver s’adegue,
vie piú rigido assai se il tuo sembiante
esprimer denno i colorati punti
720che l’arte ivi dispose. Or brune troppo
a te parran le guance; or fia ch’ecceda
mal frenata la bocca; or qual conviene
a camuso etiope il naso fia.
Anco sovente d’accusar ti piaccia
725il dipintor che non atteggi ardito
l’agili membra e il dignitoso busto,
o che mal tra le leggi a la tua forma
dia contorno o la posi o la panneggi.
È ver, che tu del grande di Crotone
730non conosci la scola, e mai tua destra
non abbassossi a la volgar matita,
che fu nell’altra etá cara a’ tuoi pari,
cui non gustate ancora eran piú dolci
e piú nobili cure, a te serbate.
735Ma che non puote quel d’ogni scienza
gusto trionfator che all’ordin vostro
in vece di maestro il ciel concesse,
e d’onde a voi coniò le altere menti
acciò che possan dell’uman confine
740oltrepassar la paludosa nebbia,
e d’etere piú puro abitatrici,
non fallibili scórre il vero e il bello?
     Però qual piú ti par loda o riprendi
non men fermo d’allor che a scranna siedi