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piccioli cocchi e piccioli destrieri,
finti in oro cosi, che sembran vivi.
Ma v’hai tu il meglio? ah si, ché i miei precetti
1035sagace prevenisti: ecco che splende,
chiuso in picciol cristallo, il dolce pegno
di fortunato amor. Lunge, o profani,
ché a voi tant’oltre penetrar non lice.
E voi, dell’altro secolo feroci
1040ed ispid’avi, i vostri almi nipoti
venite oggi a mirar. Co’ sanguinosi
pugnali a lato, le campestri ròcche
voi godeste abitar, truci all’aspetto
e per gran baffi rigidi la guancia,
1045consultando gli sgherri, e sol gioiendo
di trattar l’arme che d’orribil palla
givan notturne a traforar le porte
del non meno di voi rivale armato.
Ma i vostri almi nipoti oggi si stanno
1050ad agitar fra le tranquille dita
dell’oriolo i ciondoli vezzosi;
ed opra è lor, se all’innocenza antica
torna pur anco, e bamboleggia, il mondo.
Or vanne, o mio signore, e il pranzo allegra
1055da la tua dama: a lei dolce ministro
dispensa i cibi, e détta al suo palato
e alla sua fame inviolabil legge.
Ma tu non obliar, che in nulla cosa
esser mediocre a gran signor non lice.
1060Abbia il popol confini; a voi natura
donò senza confini e mente e cuore.
Dunque a la mensa o tu schifo rifuggi
ogni vivanda, e te medesmo rendi
per inedia famoso, o nome acquista
1065d’illustre voratore. Intanto addio,
degli uomini delizia, e di tua stirpe
e de la patria tua gloria e sostegno.