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alla essecuzione del fatto; cioè un costante proposito di ricoverare l’onor perduto con questo animoso e lodevole fatto, o farmi via alla morte con cotale impresa: la quale, quantunque non sortisse forse quel fine a che tendiamo, ci leverá in gran parte la macchia del vitupèro, quando si dará agli uomini la intenzione dei cori nostri ad intendere, e da che cagione ne venia contra il tiranno la vendetta; di maniera che, se non si vedesse della impresa lo effetto, ne apparirebbe almeno l’onorato affetto di coloro che pigliata l’aveano. 11 qual fermo proponimento, se punto della tua diminuita fama per la ingiuria del tiranno ti cale, a te deve cosi come a me entrare nell’animo, e ivi, altamente fermandovisi, immobile rimanersi. Del pericolo, che doppo il fatto seguire potesse, non dobbiamo temere, ma piú tosto maggior animo prendere. Conciosiacosaché un tiranno, e piú che gli altri costui, né de’ suoi, né del popolo può alcun amico o partigiano avere, non menando egli quella vita, che suole ai buoni prencipi acquistare sicurtá maggiore che le grosse mura delle loro cittá o il numeroso essercito de’ soldati; anzi, in contraria opinion tratto, istima che ’l prencipe non abbia a fare altro che avanzare gli altri di maggioranza, di ricchezze, e di sodisfarsi l’animo di tutte quelle cose che il suo appetito gli chiede, e di farsi da’ suoi popoli odiare col fare loro tuttodí mille ingiurie. Onde non solamente non sarebbe la sua morte dalla moltitudine vendicata, ma piú tosto, seguendo l’autoritá de’ congiurati, si farebbe essa ministra di spegnerlo, non avendo Ipparco chi della vita sua utile prenda, si come dalla morte la universal salute e libertá si attende. Armisi adunque, o Aristogitone, a cotale impresa il cuor nostro, ché la buona fortuna ci sará compagna, la quale suole sempre agli arditi animi prestare aiuto. — Avevano Armodio e Aristogitone in cotal guisa fra loro l’uno all ’altro parlato, quando, dato ordine a ciò che intorno a tale impresa a fare avessero, doppo avere piú volte tentato di dare all’opera compimento, poste ad Ipparco le insidie, ebbero si favorevole la fortuna, che venne loro un giorno fatto di ucciderlo, mossi piú certamente per tórsi la vergogna dal volto della sua libidine, che dall’asprezza della sua tirannia. E cosi Armodio e