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26 i diporti

tanto pazzo non mi conosci che tu possa sottraggere speranza nessuna ch’io lo ti credessi giamai, e sia poi perché tu medesima piú lo manifesti quanto piú di celarlo t’ingegni: ché, oltre che questo lieto viso, con il quale tu ora raccolto m’hai, sia tutto offuscato di quei segni che rendono altrui certo di vera simulazione, tu pure col mostrarti lieta la dimostri maggiore. Ché invero, se tu studiato tanto non avessi di celarmi quello che in alcuna guisa nasconder non mi puoi, pure ti saresti doluta e mostrata trista della morte di Fioretta per lo dolore che tu, che consapevole sei stata del mio ardore, ti dovevi imaginar ch’io sopportassi. Ma tu, come ho detto, tanto hai cercato di nascondermi il tutto, che il tutto in ogni guisa m’hai manifestato. Tu adunque puoi esser certa ch’io certo sia che tu della morte della innocente giovane sei stata cagione; la qual cosa non potendo negare, non so con quai parole né con quai ragioni vorrai difendere. Forse dirai che tu hai ciò fatto perch’io, privo in tutto di speranza di mai piú vederla non che acquistarmi la grazia sua, a te ritornar dovesse; nella qual cosa forte ti saresti ingannata, perché tu dèi ben pensare che, amandola a quello estremo grado d’amore ch’io ti diceva, non solamente non avrei giamai piú potuto amare chi la mi avesse tolta, ma si bene preso odio mortale contra chi, benché invano, avesse cercato tôrlami, non che privarla di vita. E questo dovevi tu piú ch’ogn’altra persona considerare; tu, dico, che nel medesimo tempo ti movevi per me, che caro tenevi, a fare lo istesso in una persona innocente. Se tu vorrai poscia dire che tu fatto l’abbi per vendicarti di chi mi t’aveva tolto, tu non dirai il vero; percioché dalle mie parole tu hai benissimo potuto comprendere, e ancora dalle pene che amando io sopportava (che quasi al fine della vita condotto m’avevano), che dalla morta giovane non m’era giamai stato conceduto tanto di cortesia che a te m’avesse né dovuto né potuto tôrre. La qual cortesia quanto ver’ me in manco abbondanza veniva, tanto piú te verso di lei obligava; senza che, in ogni guisa, altri che me non poteva aver colpa dello abbandonarti. Se ti pareva tanto ricever torto a vederti da me lasciata, perché non far cadere