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il meglio che poteva in questa guisa il rimanente della vita sua. Ma, si come egli per lo adietro con pazienzia seco proposto avea di calcare la malvagitá della sua fortuna; cosi quella, che, di ricco e felice stato levandolo, lo aveva in infima e strema miseria posto, appressandosi giá il termine di por fine a’ suoi mali, gli si cominciò a mostrare benigna, e a’ suoi maggior bisogni aperse la via; e fece che la moglie del suo signore, o per avere fida persona che governasse il suo, o perché le maniere di Guglielmo cosi le piacessero, cadde in pensiero di rimaritarsi e lui per suo marito prendere, il quale, quantunque stato fusse fieramente dalla fortuna percosso, non era però di nazione infima; il che la donna piú volte e al marito e a lui medesimo avea sentito dire. Onde, entrata essa in cotale pensiero, non dimorò molto tempo, che fece del suo aviso seguire lo effetto. Vedendo adunque Guglielmo cotanto mutamento dello stato suo, e che Iddio, pietoso ragguardatore degli altrui mali, lo ritornava lá donde la fortuna gittato lo avea, quanto si ritrovasse lieto e contento, ciascun di voi lo può pensare; peroché,di servo e procuratore, era signore e possessore divenuto d’una ricchezza grandissima. Né molto dapoi passò, che, venuta la moglie a morte, lo lasciò d’ogni suo bene erede, nel qual tempo, giá vecchio sentendosi, piú lieto e contento che mai, in maggiore e piú ricco stato che prima, ritornò fortunato alla patria. Donde, se noi vorremo ai vari mutamenti della fortuna riguardare, non doveremo delle cose sue maraviglia alcuna avere. Percioché, quantunque volte discretamente a quelle si penserá, scorgerási, si come ella coi suoi giramenti queste cose mondane rivolge, per conseguente da lei senza alcuno conosciuto ordine le cose in varie guise mutarsi. Di che di Guglielmo lo essempio ci fa piena fede, il quale ne insegna a non dovere nella avversa fortuna isbigottire, conciosiacosaché successivamente le cose di qua giuso, d’uno in altro stato travolgendo, sieno da lei per mutate.