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costoro giudicato, sia non altrimenti diritto che divina sentenzia. Donde che, se io, dal furore della vendetta sospinto e dall’émpito dell’ira trasportato, usassi in loro della vostra autoritá, potrebbe forse avenire che, da men sano giudicio guidato, oltre misura nella vendetta soprabondando, facessi alla giustizia ingiuria. Ma voi, da tale passione libero, nel petto di cui è posta la sollecitudine delle leggi con le quali ragionevolmente il regno vostro governate, vedendo costoro contra di esse avere empiamente adoperato, sarete piú sicuro essecutore di giustizia. Il che, valoroso e magnanimo re, vi addimando instantemente, bagnando gli onesti prieghi di queste lagrime che un dolor cosi acerbo giú per le gote distilla. — Posciaché ebbe Roberto in cotal guisa parlato, commendò molto il re nella vendetta del figliuolo la moderazione dell’animo suo, e non volle per alcun modo sostenere che un tal peccato senza debita punizione trappassasse, ma deliberò affatto di provedere a simili tradimenti, per mantenere libera la sua cittá. Onde ambedue costoro sentenziò alla morte, e volle che fussero quello istesso giorno decapitati, facendo d’allora innanzi publicare un bando, che ciascuno che in cosa alcuna i forastieri molestasse, di pena capitale dovesse esser punito. Quinci adunque si vede quanto nel vendicare le offese sia lodevole la moderazione dell’animo.