Pagina:Parabosco, Girolamo – Novellieri minori del Cinquecento, 1912 – BEIC 1887777.djvu/157

del quale amore una scintilla può essere grandissima mercede a mille anni di servitú. Se adunque questo amore gli era dato in guiderdone, come negar non mi si può, della servitú sua, come perde egli, se giá n’ha ricevuta onesta mercede? O se egli perde, come perde piú di quell’altro c’ha sempre servito, e per aventura senza averne avuto mai un benigno sguardo od una dolce parola, onde ne ha gittato quante fatiche e quanti affanni egli ha giamai sofferti? Queste è veramente perdere; onde ne siegue che maggior dolore sopporti colui che non può acquistare che colui che l’acquistato perde. — Disse allora il conte Ercole: — Ditemi: non è maggiore e piú degna la cosa per la quale si moviamo a fare le operazioni, che le operazioni che da lei mossi facciamo? — Si, veramente — rispose il Moresino. — Adunque — soggiunse il conte — necessariamente siegue che maggior perdita faccia colui che perde la cosa acquistata con le operazioni, che colui che perde esse operazioni e fatiche, e ragionevolmente quello ne dee sentire maggior dolore. E perché voi dicesti poco innanti che lo amore ci è dato in ricompensa delle nostre fatiche, e io vi rispondo di no, e dico che lo amore è pura grazia a noi concessa da chi la ci può dare, né può essere mercede, per la nobiltá sua cotanto grande; e, ancorach’ella fosse mercede, ella non dovrebbe cadere sopra colui che ama, ma si bene sopra colui che è amato, il quale è quello solo che muove, anzi sforza alla servitú colui che serve. Onde si può dire che il merito di essa servitú sia piú tosto di colui che è cagione ch’ella si faccia, che di colui che la fa. Ma, per chiarirvi ancor meglio che per le nostre servitú né operazioni noi non meritiamo l’amore, ditemi: perché debb’io, essendo uomo da bene e valoroso, portare obligo a colui che mi conosce per tale e mi ama? Della quale affezione ne vien poi la servitú che mi fanno. Anzi io vi dico che il vero amante non solamente non si crede meritare per le sue operazioni, ma le passioni che egli sopporta e gli affanni gli sono dolci e soavi. E, per provarvi che il vero amante non creda meritar la grazia della amata per servitú, io dirò che, ogni volta che egli non conosce o non stima la cosa