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NOVELLA XIII

Messer Manfredo per fortuna perde due figliuoli, uno maschio e una femina; e doppo lungo tempo, dalla femina fatto accorto d’uno scorno che il maschio far gli voleva, ambidui in uno istesso tempo ritrova e riconosce.

Non ha quattro giorni che mi fu ragionato un bel caso intravenuto a un gentiluomo napolitano, il quale, ora ch’a me tocca di novellare, intendo raccontarvi, perché io lo giudico degno delle vostre orecchie. Dico adunque che nel tempo che in Napoli regnavano quelle parti fra’ nobili cosi grandi, che pochi erano che nelle proprie case con grossa e armata compagnia si tenessero sicuri, tante e tali erano le insidie che Luna parte alla vita dell’altra tendeva; fu in quel tempo, dico, un gentiluomo di assai onorevole famiglia, addimandato Manfredo, il quale, ritrovandosi senza moglie con due figliuoletti, uno maschio e una femina, e ambi di tenerissima etá (percioché il maschio a tre anni e la femina a due ancora non aggiungeva), ed essendo egli persona quieta e pacifica, s’avisò non essere possibile, dimorando fra tanti omicidii e fra tante discordie, che egli giamai vita tranquilla menasse. Laonde deliberò venirsene ad abitare a Vinegia, come in sicurissimo e onoratissimo albergo di chiunque desidera onesta, virtuosa e quietamente vivere. Per che, fatto un suo fattore in Napoli e a quello raccomandata la cura di tutte le sue intrate, appostò un navilio per Vinegia; e sopra quello tutte le sue gioie, i suoi denari e il meglio di tutto il suo mobile, con esso e i figliuoli insieme fece caricare; e poscia, come vento prospero al loro viaggio incominciò a spirare, verso Vinegia in compagnia di saggio ed esperto nocchiero s’inviò. Ma non molti giorni passarono che una fortuna si fiera