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e ira la vita di chi vive vostro; e, quando non vi sia in piacere ch’io piú viva, almeno, per quella estrema affezione e riverenza ch’io porto alla bellezza e virtú vostra, fate ch’io sia degno di quattro parole, dalle quali io comprender possa ch’abbiate gioia del mio morire, ch’io ne farò grandissima stima e ne terrò perpetua memoria, sempre schernendomi, con si dolce rimembranza, di quante pene e travagli nell’altra vita, per aver sola adorata voi, mi potranno essere apparecchiate».

Qui pose fine, e, doppo fattoli il suo nome nel fine, piegonne la carta in lettera, e subitamente a Rinconetto, che di sua mano la rescrisse, quello poscia facendone che insieme divisato avevano, la diede. Presa la lettera e ricopiatala, Rinconetto, che giá seco stesso aveva benissimo ripensato il modo che dovea tenere onde quella alle mani della Briseida pervenisse, si diede a far l’effetto. Era usata Briseida, si come ancora fra donne illustre e di qualche valore oggidí si costuma, scrivere spesse fiate ad una figliuola del Delfino, giovane parimente quanto lei bella, costumata e gentile; ed ella allo incontro e con presenti e con lettere spessissime volte lei risalutava. Rinconetto, che di questa usanza e amicizia prevaler si voleva, un giorno che a lui parve opportuno (che il marchese s’era ito alla caccia, ove soleva almeno per ispazio di tre giorni solazzarsi senza mai venire alla cittá) con barba contrafatta e altre cose che molto bene il potevano celare a chi per lo innanzi lo conosceva, vestito in guisa di corriero, se n’entrò nella terra; e, portato un mazzo di lettere, che pareva che di Francia dalla figlia del Delfino alla Briseida fussero mandate, quelle ad una sua camariera diede e raccomandò, simulando aver lettere di troppa importanza per Roma, per la qual cosa non potè aspettare ciò che la Briseida comandar le volesse, soggiungendo aver in comandamento espresso nel ritorno appresentarsi a lei. Partitosi adunque con tale iscusa Rinconetto dalla camariera, speronando il cavallo, fuor della cittá si condusse in un boschetto indi vicino, dove in solitaria parte uccise il cavallo e in piú di mille pezzi ruppe il mantello, lasciandolo poscia in mille luoghi, accioché giamai per tali indizi non si potesse venire in cognizione lui