Pagina:Panzini - Trionfi di donna.djvu/271


il trionfo di puccìn 267

dere che Puccìn vi batta contro. Non avrebbe sentito neppure un grido: il rosso, il bianco, l’oro dei capelli travolti un istante, poi nulla, più nulla!»

«Che cosa è stato?» chiederà la vana legge degli uomini.

«Una disgrazia involontaria» risponderà Almerigo Crosio.

E la statistica degli uomini registrerà una disgrazia involontaria di più.

***


Ma Almerigo Crosio al pensiero diabolico rabbrividì, si alzò, andò all’altro sportello e si rassicurò che fosse ben chiuso, ma, nel ritornare al suo angolo, prese Puccìn per l’uno e per l’altro polso, davanti a sè, stringendo a pena: poi nel premere andò sempre crescendo. Voleva vedere gli imperturbabili occhi lagrimare, voleva udire la soave voce tramutarsi nel pianto, voleva che Puccìn provasse paura non fiducia di trovarsi con lui. Qualche piccola cosa pur il Demonio domanda di tributo anche gli uomini onesti! E stringeva!

E Puccìn fissava attonita, l’ombra della paura già oscurava il volto, le labbra fecero boccuccia brincia per il dolore, ma non per piangere, bensì