Pagina:Panzini - Trionfi di donna.djvu/110

106 i trionfi di eva

venerazione e sentiva un’ebra lietezza nell’essere donna. Conobbe in quel tempo rinomati artisti, ebbe dimestichezza con qualche canuto signore dell’arte e del pensiero, ma da pari a pari, perchè l’aureola della fiammeggiante e virtuosa bellezza era corona di nobiltà non inferiore alla gloria.

***


I dolori vennero poi quando ella, già donna, dovette lasciare l’accademia e guadagnarsi la vita. Quelle poche volte che si recò da personaggi autorevoli per commendatizie e favori ne uscì disgustata e in rivolta.

Gli occhi avidi la percorrevano tutta, scrutandola come per cercare qualcosa che in lei fosse e non era, come per dire: «così bella e cercate un posto da poco rame?» e non v’era offesa in queste parole: era giusta meraviglia per il tesoro della non comune bellezza, cui Amore, il buon statuario, già dava visibili rilievi.

Benchè vestisse con molta semplicità, tuttavia la sua persona avea bisogno di alcune rare finezze: era inutile per lei il monile d’oro, il profumo, la penna d’oriente; non inutile il guanto squisito, non inutili i puri lini costosi.

E quella finitezza aristocratica del vestire avea